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Metalmeccanici, una firma che conferma la fine del contratto nazionale
Lavoratori più poveri e più flessibili
di Sergio Bellavita
Dal 2001, per almeno un decennio, la Fiom ha combattuto una battaglia durissima, non senza contraddizioni ovviamente, a difesa del ruolo e delle funzioni del Contratto nazionale.
Il contratto del 2016 di Landini aveva sancito infine la resa al modello di Fim-Uilm e l’accettazione in toto della perdita della propria autonomia rivendicativa avendo accolto il meccanismo dell’ex post ovvero del legame diretto tra l’indice dei prezzi IPCA (inferiore a quello ISTAT) e il recupero salariale. Era il contratto di cui Landini aveva bisogno per la sua scalata alla Cgil e nessuno può dimenticare l’applauso convinto degli industriali alla delegazione sindacale dell’epoca…
Aveva ereditato un’organizzazione combattiva che, per scelta, aveva subito diversi contratti separati e l’aveva ricondotta presto, ma con costi altissimi per i lavoratori, nell’alveo del piccolo cabotaggio.
Da allora in poi le segreterie nazionali, pur rivendicando quel modello che aveva fatto crollare i salari, hanno enfatizzato ogni rinnovo caricandolo di grandi aspettative per poi farlo precipitare, come in questo caso, in accordi non all’altezza della tradizione metalmeccanica e in sostanziale linea con la resa del 2016.
Il recupero salariale (non l’aumento) è in linea o inferiore a quello ottenuto da altre categorie e sarà per l’ennesimo volta, tecnicamente inferiore a quanto l’inflazione ha tolto in termini di potere di acquisto. Per non parlare del fatto che dal 2012 siamo passati da un rinnovo ogni due anni a un rinnovo quasi ogni 4 anni, considerando peraltro che la vacanza contrattuale non è riconosciuta in questo rinnovo.
Non solo salario
Questo contratto porta il segno meno per i lavoratori e le lavoratrici. Aver cancellato due giornate di permesso individuale per consegnarle alle imprese per la loro flessibilità è un fatto gravissimo non solo in sé ma in quanto si somma a tutti gli innumerevoli cedimenti che hanno costellato la contrattazione degli ultimi 30 anni.
Chiunque abbia un minimo di conoscenze sindacali o lavori timbrando il “cartellino” (io sono quasi boomer lo ammetto) sa bene che a livello aziendale si conducono battaglie durissime per contrastare la perenne richiesta di maggiore flessibilità e l’utilizzo dei permessi dei lavoratori e sa bene che valore ha per ogni lavoratore anche solo un’ora di permesso.
Aver regalato alla disponibilità delle imprese due giornate di PAR, dei Permessi Annui Retribuiti, togliendole ai lavoratori e aver incrementato le ore di flessibilità in primo luogo taglia le gambe alla contrattazione dei delegati combattivi che fronteggiano periodicamente la richiesta di flessibilità ed è in totale antitesi alla richiesta di riduzione dell’orario di lavoro.
Le imprese potranno inoltre stipulare contratti a termine di durata superiore ai 12 mesi, cosa che sancisce esattamente che il contratto nazionale dei metalmeccanici parla di flessibilità del lavoro.
Attendiamo il testo firmato che come sempre tarda a arrivare (una volta lo pubblicavamo subito… ora i dirigenti lo tengono nei cassetti) per altre valutazioni e pronto a cambiare idea qualora avessi sbagliato analisi.
Giungono voci di trasformazione di ore di ferie in permessi retribuiti ma non voglio credere che esistano dirigenti così inetti da fare uno scambio del genere.
Detto tutto ciò mi sembra corretto pubblicare la nota dei padroni metalmeccanici che spiega sinteticamente le ragioni per le quali bisogna essere contrari all’accordo.
Infine una veloce valutazione
La contrattazione non è un lavoro da compiere a ogni costo ma il cuore stesso dell’agire sindacale. Come si conclude un accordo al termine di una battaglia consente di valutare se si va nella giusta direzione, anche solo di un millimetro, o se invece si arretra e si alimenta così scoramento e disillusione.
Le battaglie si possono perdere ma sarebbe utile ammettere la sconfitta. E’ indecente il malcostume della maggioranza dei sindacati italiani che sbandierano decenni di grandi conquiste, dai contratti nazionali agli accordi con i governi senza dire una sola parola sul fatto che i lavoratori di questo paese sono precipitati in un processo di spoliazione continua di salario e diritti che li colloca agli ultimi posti in Europa.
Non si dica che non si poteva fare altro, questo è sempre stato il pretesto dei sindacalisti della complicità. C’è sempre un’altra strada per quanto dura e non garantita.
Per queste ragioni il contratto nazionale non esiste più. E’ divenuto un esercizio contabile, in mano a dirigenti che hanno dimenticato o non hanno mai avuto contezza del valore sociale, politico, unificante, di imprescindibile argine al potere padronale che dovrebbe avere il contratto nazionale.
Qui tutto si rovescia. Il contratto nazionale che doveva divenire più leggero diventa invece più cogente e prescrittivo per il secondo livello di contrattazione ma non come rafforzamento del suo valore ma come argine alle richieste dei lavoratori nelle aziende, ovvero concede alle imprese quello che in aziende fortemente sindacalizzate non avrebbero ottenuto o avrebbero ottenuto pagando un prezzo. Lo stesso confermato (quindi rafforzato) meccanismo di assorbimento dei superminimi e del salario collettivo cos’è se non il segno dell’impoverimento del contratto stesso e del dominio d’impresa?
Ovviamente le segreterie nazionali di Fim-Fiom-Uilm, tranne qualche rarissima lodevole eccezione di contrari, esaltano il contratto conquistato dopo 40 ore di sciopero e si autoesaltano dimenticando la collocazione del lavoro italiano nella classifica OCSE.
Non ci si deve attendere nulla dal voto il cui esito è più che scontato.
Purtroppo come in politica anche nell’agire sociale la partecipazione popolare cala rapidamente e vistosamente. Quando il contratto nazionale non solo non parla più alla condizione delle persone ma anzi la peggiora diventa anch’esso ragione di nuova passività e disillusione.
Il governo Meloni ha responsabilità altissime rispetto alle sue nefaste politiche antisociali ma addossare tutta la colpa dei bassi salari al governo è un esercizio controproducente oltre che inutile. La forma di una tabella salariale implica l’accettazione di quel livello salariale. Il sindacalismo confederale porta la maggiore responsabilità per il livello scandaloso dei salari italiani.
Sarebbe importantissimo che ne prendesse atto.
Questa la nota di Federmeccanica e Assistal sul CCNL 2025-2028
Roma, 22 novembre 2025 – Al termine di tre giorni di confronto, a distanza di sei mesi dalla riapertura della trattativa e dopo numerosi approfondimenti tematici, Federmeccanica e Assistal hanno sottoscritto oggi l’ipotesi di accordo per il Contratto Collettivo Nazionale Per il Lavoro dei metalmeccanici e dell’Installazione di Impianti per il periodo gennaio 2025 – giugno 2028.
Una proposta organica che risponde ai bisogni delle persone e sostiene la competitività delle imprese.
«La nostra volontà è sempre stata chiara: firmare il Contratto, tenendo al contempo bene a mente qual è la situazione nella quale ci troviamo, perché il rinnovo del CCNL deve sempre essere contestualizzato, calato cioè nella realtà del momento – commenta Simone Bettini, Presidente Federmeccanica – Dopo un confronto lungo e serrato abbiamo trovato la chiave per un rinnovo che rispetta le due condizioni per noi imprescindibili: Competitività e Sostenibilità. Lo abbiamo fatto facendo ricorso a tutti gli strumenti che consentono di dare le risposte migliori alle persone con costi sostenibili per tutte le imprese, puntando sulla qualità e l’innovazione. L’incremento quantitativo del trattamento salariale è una conferma del sistema di garanzia introdotto con il contratto del 2016 e nel rinnovo del 2021. Particolarmente rilevanti le innovazioni in materia di flessibilità, con incremento della quota di PAR ad utilizzo collettivo e l’ampliamento del regime di orario plurisettimanale. Di grande importanza, infine, gli strumenti utili ad incrementare il benessere delle persone delle nostre imprese»
«La trattativa, particolarmente articolata e caratterizzata da momenti di significativa complessità, si è conclusa positivamente grazie al senso di responsabilità dimostrato da tutte le parti coinvolte – dichiara il Roberto Rossi, Presidente ASSISTAL– che ha consentito il raggiungimento di un accordo fondato su equilibrio e resilienza. L’intesa sull’adeguamento salariale, finalizzata a compensare l’incremento dell’inflazione, rappresenta un risultato rilevante anche per il sistema delle imprese, poiché contribuisce a preservarne i livelli di produttività. Con la firma odierna, inoltre, si apre per le imprese operanti nei settori dell’installazione di impianti, dei servizi di efficienza energetica e del facility management, una nuova fase improntata alla salvaguardia della competitività. Il rinnovo contrattuale definisce con chiarezza il perimetro di rappresentanza del CCNL e ne rafforza la portata applicativa nell’ambito degli appalti pubblici — settore in cui opera la maggior parte delle aziende ASSISTAL — contribuendo a eliminare interpretazioni improprie e a garantire la tutela dei lavoratori, la sicurezza e la qualità delle opere.»
I CARDINI DELL’ACCORDO
Garanzie salariali e riconoscimento del valore del lavoro
• Aumento di 205 euro per l’intera vigenza contrattuale: 177 euro sui minimi nei prossimi tre anni (53 euro/mese nel 2026, 59 euro/mese nel 2027 e 65 euro/mese nel 2028) a cui si aggiungono i circa 28 euro già erogati a giugno 2025.
• Aumento da 200 a 250 euro l’anno dei flexible benefits che, sempre nel periodo 2021-2028 raggiungono così la somma di 1.750 euro netti per ciascun addetto.
Flessibilità
• Ampliamento a 96 delle ore/anno per l’orario plurisettimanale per meglio bilanciare i carichi di attività e contestuale innalzamento a 128 ore del tetto tra plurisettimanale e straordinario in quote esenti;
• Aumento dei PAR a fruizione collettiva da 5 giorni (40 ore) a 7 giorni (56 ore) annui per tutti i lavoratori e corrispondente riduzione dei PAR a fruizione individuale.
• È stato previsto che i contratti a termine possano superare i 12 mesi di durata a fronte di specifiche causali; dal 2027 le causali potranno essere usate se stabilizzati almeno il 20% dei precedenti contratti a tempo determinato.
• Inserito un termine di durata ai contratti di somministrazione a tempo indeterminato, misura che tutela impresa e lavoratori nell’utilizzo di questo importante strumento di flessibilità.
Formazione, Sicurezza e Politiche di Genere
• Valorizzazione dei break formativi per l’aggiornamento/informazione delle procedure di sicurezza adottate sul lavoro e l’adozione di interventi per evitare il ripetersi di infortuni;
• Incremento del numero di ore di formazione a favore dei lavoratori al rientro in azienda dopo lunghi periodi di sospensione lavorativa (maternità, malattia, etc.);
• Strutturalità del contributo dell’organismo paritetico MetApprendo attraverso un finanziamento a solo carico aziendale;
• Monitoraggio annuale sulla parità salariale uomo/donna.
Conciliazione vita-lavoro e tutela disabili e malattie gravi
• Introduzione di 3 giorni di permesso annui per malattia del figlio fino a 4 anni, con retribuzione pari all’80%;
• Concordato un meccanismo che accorda una maggiore tutela del rapporto di lavoro ai lavoratori disabili comprendendo anche le malattie degenerative, oncologiche, morbigene.
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